martedì 25 maggio 2021

Trenta anni fa veniva prodotta l'ultima Trabant, con il motore a 4 tempi Volkswagen


Il 30 aprile del 1991, precisamente alle 14:51, l'ultima Trabant usciva dalle catene di montaggio dello stabilimento di Zwickau. Quella dell'auto simbolo della Germania dell'Est è una storia assai originale, tanto dal punto di vista tecnico e politico-industriale, che da quello culturale. Sono passati trenta anni dalla fine della sua produzione, in un impianto che oggi è di proprietà della Volkswagen, dove si producono i modelli elettrici della nuova generazione. Una specie di salto quantico se si ripensa al vecchio biclindrico due tempi da 600 cc della piccola tedesca. Tuttavia, sotto il cofano delle ultime Trabant non c'era più quel vetusto propulsore, bensì un moderno 4 cilindri in linea da un litro di cilindrata, fornito proprio dalla Volkswagen. E questa è un'altra storia nella storia, che risale perfino all'inizio degli anni Ottanta. Già nel 1983, infatti, iniziarono le trattative tra la Sachsenring - la Casa produttrice della Trabant - e il marchio di Wolfsburg. Ci volle più di un anno per arrivare a un accordo, visto che il governo della DDR non voleva pagare in soldi ma in forza lavoro e poi servirono altri anni per costruire un nuovo stabilimento accanto al vecchio (la produzione della P601 a due tempi continuava) dove impiantare la linea della Trabant 1.1. Allo stesso tempo, sorse anche un impianto a Chemnitz - allora Karl-Marx Stadt - per produrre all'Est i monoblocchi destinati alle Volkswagen. Nel frattempo la storia della DDR volgeva al termine e a novembre del 1990 cadde il Muro di Berlino, appena sei mesi dopo l'inizio della commercializzazione della Trabant 1.1, che non aveva solo un nuovo motore ma altre migliorie tecniche sostanziali: a parte lo spostamento del serbatoio dall'anteriore al posteriore e i freni a disco all'anteriore in luogo dei tamburi, l'avantreno a balestre fu sostituito da un MacPherson, mentre al retrotreno al posto dell'assale oscillante furono installati dei bracci obliqui. Continua su La Stampa

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lunedì 24 maggio 2021

Scooter elettrici 2021, il listino dei prezzi dal più al meno costoso


Gli scooter elettrici sono sempre più popolari nelle città italiane. In questo periodo di pandemia la mobilità privata è stata riscoperta da molti utenti, che hanno individuato negli scooter elettrici mezzi pratici, economici e sfruttabili, senza dimenticare i vari ecoincentivi statali. In questi ultimi due anni i brand storici hanno portato sul mercato diversi prodotti, ma anche le nuove proposte sono spuntate come funghi. E, in generale, gli sconti e le promozioni sono sempre corposi, tanto che sia gli scooter elettrici equivalenti ai 50 sia quelli equiparati ai 125, hanno visto crescere in maniera consistente le vendite alla fine del primo lockdown e praticamente per tutto il 2020. Questo trend è stato confermato anche nel 2021, anche perché, come dicevano, tra bonus e offerte è facile acquistare uno scooter elettrico e pagarlo dal 30 al 50% in meno rispetto al prezzo di listino. Così abbiamo scelto gli scooter elettrici più interessanti della categoria L3e-A1, ovvero quelli equiparabili ai classici 125 e che quindi si possono guidare con la patente A1 a 16 anni oppure con la B. Ma quali parametri bisogna considerare prima di comprare uno scooter elettrico? Intanto, considerato l'uso prettamente cittadino un'autonomia di 80-100 km è più che sufficiente; in questo modo almeno due o tre giorni di commuting urbano sono coperti. Continua su GQ

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domenica 23 maggio 2021

Ford F-150 Lightning, ecco il primo pick-up elettrico made in USA


Il 19 maggio 2021 potrebbe diventare una data da ricordare per molti americani. Due giorni fa, infatti, è stata presentata la prima versione 100% elettrica del Ford F-150, semplicemente il pick-up più diffuso negli Stati Uniti, dove per 44 anni è stato il veicolo più venduto in assoluto, con punte di oltre 900.000 pezzi all'anno. Considerando che la prima generazione è stata presentata nel 1947 e che quella attuale è la quattordicesima, ci troviamo al cospetto di una vera istituzione della cultura americana dei motori. Un mezzo che in tutta la sua storia è stato venduto in decine di milioni di esemplari, la maggior parte dei quali spinti da grossi V8 a benzina con consumi semplicemente inimmaginabili per noi europei abituati alle accise. Ma le rivoluzioni non risparmiano nessuno e dunque Ford ha appena presentato il l'F-150 Lightning, che è un cossiddetto "BEV" Battery Electric Vehicle. La produzione inizierà nel 2022 nella nuova fabbrica Ford dedicata alla mobilità elettrica, che si trova nello storico complesso di Rogue a Dearborn, appena fuori Detroit "Sia per Ford che per l'industria automobilistica americana, l'F-150 Lightning rappresenta un momento decisivo mentre progrediamo verso un futuro a zero emissioni e connesso digitalmente" ha dichiarato Bill Ford, Presidente esecutivo di Ford Motor Company. Il nuovo F-150 Lightning, del resto, è uno dei modelli chiave del piano globale per veicoli elettrici su cui l'azienda americana investirà 22 miliardi di dollari. Una cifra che inizialmente è stata dedicata all'elettrificazione dei modelli più popolari: Mustang, Transit e F-150. Quest'ultimo, peraltro, avrà un listino prezzi molto simile a quello di un F-150 termico in configurazione simile: la versione da lavoro partirà da 39.974 dollari, mentre quella più rifinita XLT da 52.974 dollari, in entrambi i casi incentivi esclusi. Continua su La Stampa

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sabato 22 maggio 2021

Perché Elon Musk non riesce a costruire le Tesla in Europa


Elon Musk non riesce a costruire le Tesla in Europa, più precisamente in Germania, per colpa della burocrazia. La prima Gigafactory europea che deve sorgere nella località di Grünheide - zona del Brandeburgo che si trova appena fuori da Berlino - è in fase di costruzione, ma ci sono molti più problemi del previsto e i lavori vanno a rilento. Qualche giorno fa il vulcanico imprenditore di origine sudafricana si è recato a visitare di persona il cantiere, che peraltro non dispone ancora di tutte le autorizzazioni necessarie da parte delle istituzioni tedesche, ma utilizza concessioni provvisorie, e ha proferito parole piuttosto critiche. «Ci dovrebbe essere un qualche processo attivo per la rimozione delle regole. Diversamente continueranno ad accumularsi nel tempo fin quando non si potrò fare più niente», ha detto Musk davanti ai cronisti tedeschi. Sembra che il fondatore della Tesla fosse arrivato a Berlino con un jet privato e che avesse poi raggiunto l'aera dei lavori. Alcuni mesi fa la Casa californiana aveva deciso di ampliare il progetto dell'impianto, aggiungendo un'area per la produzione delle batterie e la catena di montaggio avrebbe dovuto essere operativa dal prossimo luglio. Invece sembra che non lo sarà prima del marzo 2022, anche se Musk è determinato a iniziare entro la fine del 2021. «Non si possono fare ipotesi precise, perché per costruire una macchina bisogna avere tutti i pezzi. In ogni caso ce la dovremmo fare entro la fine dell'anno». Insomma, Elon Musk non riesce a costruire le Tesla in Europa, per ora. Continua su GQ

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venerdì 21 maggio 2021

Ford Mustang Mach 1, arriva la versione dedicata agli amanti della pista


La Ford Mustang Mach 1 è pronta a correre sulle strade europee. Chi conosce la storia della pony car americana sa che questa è una delle sigle intermedie tra i modelli standard e quelli super prestazionali marchiati Shelby. In questo caso, infatti, sotto il cofano ruggisce sempre il 5.0 V8 della Mustang GT, ma qui la potenza sale a 460 CV - come del resto sulla Bullitt - grazie a un nuovo sistema di aspirazione che riguarda sia la cassa filtro che i collettori, insieme ai corpi farfallati da 87 mm con un duplice sistema di iniezione del carburante ad alta e bassa pressione. Così i cavalli arrivano a 7.250 giri e la coppia massima di 529 Nm a 4.900 giri. Ma le caratteristiche peculiari della Mach 1 sono rappresentare anche da un kit aerodinamico, da nuovi sistemi di raffreddamento e da una serie di componenti modificati per migliorare soprattutto le prestazioni in pista. Tra questi spiccano il nuovo radiatore dell’olio ausiliario e filtro dell’olio speciale pensato per l'impiego più estremo. I miglioramenti aerodinamici, invece, includono una rivisitazione della griglia anteriore e di quelle inferiore e laterali abbinate a un nuovo spoiler. Il sottoscocca più lungo incorpora deflettori che dirigono i flussi dell’aria direttamente sui freni, che a loro volta dispongono di un servofreno con specifiche più elevate e di pinze Brembo a 6 pistoncini, grazie a cui la Mustang Mach 1 si ferma da 100 km/h in meno di 32 metri. Sempre a proposito di numeri, l'accelerazione da 0-100 km/h è chiusa in 4,4 secondi, mentre il carico aerodinamico è aumentato del 22% rispetto alla GT, a vantaggio di stabilità e aderenza in curva. Quanto alle sospensioni, li ammortizzatori MagneRide sono stati appositamente calibrati, così come le molle, le barre antirollio, le boccole e il servosterzo elettrico. Continua su La Stampa

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giovedì 20 maggio 2021

Estrema Fulminea, la hypercar elettrica italiana da 2.000 CV (e da 2 milioni di euro)


Estrema Fulminea è il nome di una nuova hypercar elettrica che nascerà nella Motor Valley italiana, con una produzione in serie limitata e un prezzo veramente per pochi. Dal 2023 ne verranno costruite solo venti ogni anno, al prezzo di 1,96 milioni di euro + IVA. Automobili Estrema è stata fondata nel 2020 da Gianfranco Pizzuto - nel 2007 è stato il primo investitore e co-fondatore di Fisker Automotive - proprio per realizzare una vettura che racchiudesse in sé la più avanzata tecnologia nel campo delle batterie e la pregiata artigianalità nella costruzione di auto ad altissime prestazioni tipici del Made in Italy. La Estrema Fulminea sarà la prima auto al mondo a utilizzare un innovativo pacco batteria che abbina innovative celle Li-ion con elettrolita allo stato solido e ultracondensatori raggiungendo 100 kWh di energia per alimentare i quattro motori elettrici con una potenza complessiva di 2.040 CV. Il pacco batterie, che pesa solo 300 kg, è progettato e prodotto in collaborazione con IMECAR Elektronik, mentre la potenza è distribuita su tutte e quattro le ruote definendo un'accelerazione da 0 a 320 km/h in meno di 10 secondi. L'autonomia raggiungerà i 520 km nel ciclo WLTP e il peso totale in ordine di marcia si fermerà a 1.500 kg. Continua su GQ

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mercoledì 19 maggio 2021

Norton cerca il rilancio con nuovi dirigenti e il supporto della proprietà indiana


A poco più di un anno di distanza dall'acquisto della Norton Motorcycles, la TVS Motor Company ha annunciato una riorganizzazione operativa. Nell'aprile dello scorso anno la Casa motociclistica indiana - che è il terzo produttore di motocicli in India, con un fatturato annuo di quasi tre miliardi di dollari e una produzione complessiva di tre milioni di unità all'anno - ha comprato lo storico marchio britannico, che da diversi anni, praticamente dalla prima crisi di metà anni Settanta, si trovava in acque molto agitate. Così, sotto la guida di TVS, Norton si è trasferita in una nuova sede di produzione a Solihull, per costruire moto inglesi in Inghilterra con l'intento di “usare tecniche artigianali tradizionali, combinate con moderni macchinari e garantendo standard qualitativi elevati” come spiega in una nota la Norton stessa. Le novità societarie della Norton Motorcycle sono rappresentata dal Dr Robert Hentschel in qualità di amministratore delgato e da Vittorio Urciuoli nel ruolo di Responsabile tecnico, che guideranno il marchio dalla sede di Solihull. Quest’annuncio segna l’inizio della seconda fase del rilancio della Norton, che si fonda su un business consolidato e si prepara a una futura espansione. Hentschel e Urciuoli hanno assunto le nuove posizioni dopo l’abbandono del ruolo di CEO ad interim da parte di John Russell. “Negli ultimi 12 mesi abbiamo fatto in modo che la nostra strategia per la trasformazione di Norton possa essere realizzata con investimenti mirati e con le giuste decisioni imprenditoriali. Adesso Norton è pronta a passare alla seconda fase del suo processo di rilancio” ha dichiarato Sudarshan Venu, amministratore delegato aggiunto di TVS Motors. Continua su La Stampa 

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