venerdì 9 aprile 2021

Hyundai Santa Fe, la prova - per il compleanno dei 20 anni diventa ibrida


La storia europea di Hyundai è iniziata nel 1978, con l'inizio delle vendite in alcuni mercati della Pony, presentata al Salone di Torino nel 1974. Quella italiana, invece, è iniziata nell'autunno del 1981, sempre con la Pony ma in versione aggiornata. Il brand coreano, dunque, ha una storia relativamente breve nel Vecchio Continente, ma in poco tempo ha saputo portarsi al livello dei migliori concorrenti e in alcuni casi anche oltre (la garanzia di 5 anni a chilometri illimitati è battuta solo dai 7 della cugina Kia che però pone il limite dei 150.000 km). La Santa Fe è l'esempio migliore di questa crescita veloce ma qualitativa, perché di tutti i modelli Hyundai, è quello che è commercializzato nel mercato europeo da più tempo, per la precisione nel 2000. Quella attuale è la quarta generazione, di cui questa versione "20th Anniversary" rappresenta il restyling. Il design, soprattutto all'anteriore, è piuttosto audace, nel solco di quanto già visto con la Tucson, ma le vere novità si trovano sotto il cofano dove debutta un powertrain ibrido che in Italia è anche l'unico disponibile sulla grande SUV coreana. È composto da un 1.6 turbo benzina a iniezione diretta da 180 CV e da un motore elettrico che eroga 44,2 kW ed è collegato a una batteria agli ioni di litio da 1,49 kWh. La potenza complessiva a disposizione è di 230 CV con 350 Nm di coppia, dati più che adeguati alla mole della vettura che sfiora le due tonnellate. Per l'accelerazione da 0 a 100 km/h, infatti, servono 9,1 secondi e la velocità massima è di 187 km/h. Numeri a parte, nella guida quotidiana la Santa Fe è sempre pronta a riprendere velocità, ben supportata dal cambio automatico (del tipo con convertitore di coppia) a 6 rapporti. La trazione è integrale e per la prima volta in casa Hyundai integra un selettore delle modalità di guida che permette di predisporre l'elettronica di gestione del veicolo a fondi come sabbia, neve e fango. Continua su La Stampa

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giovedì 8 aprile 2021

Auto elettrica, la nostra guida a una parola (quasi) sconosciuta: elettrificazione


L'elettrificazione, insieme con tutto ciò che riguarda l'auto elettrica, è uno dei tre grandi temi del presente e del prossimo futuro dell'industria automobilistica. Gli altri due sono la guida autonoma e la connettività sempre più avanzata, ma è l'elettrificazione che tocca più da vicino gli automobilisti, poiché si trovano a scegliere automobili nuove, dotate di tecnologie sconosciute o quasi. Per la maggior parte degli italiani, infatti, l'auto elettrica è ancora un oggetto misterioso - come ha dimostrato anche la ricerca di Electric Report presentata durante gli Electric Days Digital - e anche quando si parla di ibrido le idee non sono molto chiare. Tutto questo in uno scenario di mercato che gradualmente diventa più elettrificato, visto che nel 2020, un'auto nuova su cinque in venduta in Italia era elettrificata. Dove per elettrificata si intende dotata di una di queste tecnologie: mild hybrid, full hybrid, plug-in hybrid, full electric. Cerchiamo dunque di capirci qualcosa in più, tenendo presente che tutti i powertrain ibridi recuperano energia nelle frenate e nelle decelerazioni per poi riutilizzarla nelle accelerazioni, il momento in cui il consumo è massimo. Anche i motori elettrici recuperano energia in frenata, ma nel loro caso la situazione più penalizzante è quella delle alte velocità costanti. Continua su GQ

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mercoledì 7 aprile 2021

Piaggio Beverly 300 e 400 hpe, la prova - esame di maturità


Il mercato degli scooter europei è tradizionalmente diviso in due macro categorie, ruote alte e ruote basse. I primi privilegiano la stabilità a discapito dello spazio di carico e di una parte di versatilità, mentre i secondi fanno l'esatto opposto. Poi ci sono le vie di mezzo, come il Piaggio Beverly, che davanti ha il cerchio da 16 pollici e dietro da 14 pollici, cercando di coniugare il meglio dei due mondi. Quella che abbiamo provato a Livorno è la nuova generazione del Beverly, che arriva a venti anni esatti dal debutto del modello originale, un periodo in cui è stato uno degli scooter più di successo in Italia. Il nuovo scooter made in Pontedera si evolve per unire la versatilità, le doti dinamiche e con le prestazioni e il comfort di un gran turismo, confermando ed evolvendo una ricetta già nota. Il capitolato di progetto - spiegano i tecnici Piaggio - definiva uno scooter adatto sia al commuting urbano sia al turismo extraurbano, anche con passeggero. Per quest'ultimo utilizzo è senza subbio meglio scegliere il Beverly più potente. Ma andiamo con ordine. Rispetto alla generazione precedente, il design è diventato più affilato, anche grazie ai gruppi ottici a led e a un posteriore snello, quasi da moto. La sella, invece, ha guadagnato nel look e nelle finiture, visto che ora presenta un doppio rivestimento e doppie cuciture. Ma anche sotto la pelle è cambiato tutto, a partire dal telaio che è più simile a quello di una moto che di uno scooter; unisce una doppia culla in tubi di acciaio ad alta resistenza alla lamiera stampata. Per quanto riguarda le sospensioni, invece, sia la forcella con steli da 35 mm di diametro che gli ammortizzatori posteriori, con precarico regolabile su cinque posizioni, sono forniti da Showa. Altra grande novità sono i due nuovi motori Euro 5 di 300 e 400 cc, entrambi monocilindrici, con distribuzione a 4 valvole per cilindro, raffreddamento a liquido e iniezione elettronica. Queste unità sono state completamente riprogettate, a partire dalla camera di scoppio, per migliorare le prestazioni e allo stesso tempo ottemperare alle norme antinquinamento più recenti. Continua su La Stampa

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martedì 6 aprile 2021

Porsche, va all'asta una delle collezioni più incredibili di sempre


Delle Porsche all'asta stuzzicano sempre la fantasia degli appassionati, soprattutto se si tratta di modelli pazzeschi come la 918 Spyder, la Carrera GT e la 911 GT2 RS. Queste tre sportive made in Zuffenhausen, insieme ad altre quattro, andranno all'asta in un evento online organizzato da RM Sotheby's e in programma dal 19 al 28 febbraio. Questa collezione è stata soprannominata Swiss Porsche, perché proviene tutta un solo proprietario. Tutte le auto sono esemplari eccezionali, con pochi chilometri, colori personalizzati e diversi optional del catalogo Porsche Exclusive. Tra le due perle più rare della collezione c'è senza dubbio la Porsche 918 Spyder del 2014, l'hypercar ibrida sviluppata per competere con la Ferrari LaFerrari e la McLaren P1. Accelera da 0 a 100 km/h in 2,6 secondi e arriva fino a 345 km/h. Questo esemplare è verniciato in Liquid Chrome Blue Metallic - un'opzione da 63.000 dollari - ha gli interni rivestiti in pelle Mocha Brown. I cerchi in lega sono quelli in magnesio del pacchetto Weissach e il contachilometri segna poco meno di 5.500 km. Il prezzo stimato è compreso tra 975.000 e 1.100.000 franchi svizzeri. La Carrera GT era la regina della gamma Porsche prima della 918 Spyder. Questo esemplare del 2004 è uno dei 644 prodotti per il mercato americano. Sotto il cofano posteriore c'è un V10 aspirato che Porsche aveva sviluppato originariamente per le competizioni e che poi è stato montato su questa vettura di serie, arrivando a erogare 612 CV a 8.000 giri. Da notare che questa barchetta ha il cambio manuale a 6 marce, i freni carboceramici e zero aiuti elettronici per la guida. Attualmente l'esemplare in vendita a un prezzo compreso tra 775.000 e 825.000 franchi svizzeri ha percorso 16.327 km ed è stato revisionato nel marzo 2020. Continua su GQ

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lunedì 5 aprile 2021

Kia Sorento Plug-in Hybrid la prova - addio Diesel, benvenuto litio


Il destino dei grandi SUV - quelli oltre i 4,7 metri di lunghezza - appare ormai segnato: il Diesel sta diventando un ricordo. Il tema non è banale, perché era solo grazie a quel tipo di propulsore che "bestioni" da sette posti e almeno due tonnellate, avevano consumi accettabili. Ma nel futuro c'è sempre meno gasolio e dunque l'alternativa è l'ibrido, che può essere di diversi tipi. La scelta operata da Kia è piuttosto democratica, visto che con l'arrivo della versione plug-in, le Sorento ibride in gamma diventano due. La motorizzazione full hybrid, infatti, aveva già debuttato qualche mese fa e ora è il momento di quella alla spina, che costa 8.500 euro di più ma anche un maggiore numero di frecce al suo arco. Inoltre, il raddoppio dell'offerta elettrificata di Kia sul suo SUV top di gamma si inserisce nel processo di trasformazione intrapreso dal brand coreano che vuole evolversi dal ruolo di costruttore tradizionale a fornitore di nuove soluzioni di mobilità sostenibile. Più concretamente, entro il 2030 Kia intende vendere 1,6 milioni di veicoli elettrificati ogni anno, che dovranno rappresentare il 40% delle proprie vendite totali. E vale la pena sottolineare che in questo computo non sono inclusi i mild hybrid, che dell'elettrificazione hanno solo le premesse. Passando dalla teoria alla pratica, sotto il cofano della Sorento c'è un powertrain ibrido composto da un 1.6 turbobenzina (180 CV e 265 Nm) e da un motore elettrico (66,9 KW e 304 Nm) che è alimentato da un pacco batteria agli ioni di litio da 13,8 kWh. La potenza combinata è di 265 CV e 350 Nm, con un'autonomia in modalità elettrica - misurata secondo il ciclo WLTP - di 57 km che in città diventano 70. Tutto questo a fronte di emissioni omologate di 38 g/km di CO2. Quanto ai consumi, il dato ufficiale di questa Sorento - così come quelli di tutte le altre PHEV - va preso con le pinze, perché i test di omologazione vengono fatti con la batteria carica al 100%. Continua su La Stampa

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domenica 4 aprile 2021


Gli Electric Days Digital entrano nel vivo e dopo la giornata di apertura di ieri, in cui sono stati diffusi e commentati i risultati dell'inchiesta che ha indagato il rapporto degli italiani con l'auto elettrica, oggi si entra nel vivo dei talk. La giornata del 9 febbraio è dedicata a una serie di confronti sul tema della mobilità elettrica ed elettrificata, che possono essere seguiti in diretta streaming cliccando nel video qui sotto. Di seguito il programma di oggi degli Electric Days Digital.

09:00 - 10:00 L’auto elettrica può far ripartire l’Italia?

Dopo la pandemia, il Recovery Fund può innescare una serie di meccanismi virtuosi per tutta l’industria nazionale. Il requisito base per gli investimenti? La sostenibilità. Attraverso la mobilità elettrica, possono schiudersi importanti possibilità per il rilancio del Paese.

11:00 - 11:30 Batterie made in Italy, si può fare!

Dopo aver lasciato per decenni la produzione tech in mano all’Asia, a Bruxelles è sopraggiunta la consapevolezza di dover recuperare nel più breve tempo possibile il terreno perduto. La Commissione Ue ha messo in campo l’artiglieria pesante e i primi frutti dell’alleanza cominciano finalmente a vedersi anche in Italia. Continua su GQ

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sabato 3 aprile 2021

Aprilia Tuono 660, la prova - in medio stat virtus


Una delle discussioni più classiche che può svilupparsi tra motociclisti verte su quale sia la moto perfetta per divertirsi su strada. Di solito, dopo aver scartato le ipotesi più assurde, quasi sempre frutto di storie personali, la disquisizione si arena inconciliabilmente tra la sportiva con i semimanubri e la naked con il manubrio dritto. A questo punto gli animi si scaldano, le teorie si fanno dogmi ed è praticamente impossibile eleggere la tipologia vincitrice. Probabilmente, per farlo servirebbe posare le terga su una sella ed esperire direttamente le sensazioni che ogni motocicletta sa regalare. Ecco, se in ogni combriccola di centauri arenati sui massimi sistemi si potesse recapitare una Tuono 660, quasi certamente non ci sarebbe più nulla su cui fare della filosofia. La nuova media cilindrata di Noale, infatti, è la quadratura del cerchio per chi vuole godersi le domeniche tra una piega e un altra. Ma andiamo con ordine.

Dopo il grande debutto sulla RS 660, il nuovo bicilindrico Aprilia arriva sulla Tuono che con la sorella carenata condivide gran parte della base tecnica. Se lo stile ricorda quello aggressivo dell'esuberante Tuono V4, con superfici dalle dimensioni ridotte e la doppia carenatura, il carattere è quello di una moto gestibile e leggera, divertente ma alla portata di tutti. La posizione in sella garantisce un ottimo controllo e non è per nulla stancante, come abbiamo potuto sperimentare durante il nostro test di 200 km intorno ai Castelli Romani. Anche la protezione aerodinamica è buona per il tipo di moto e si apprezza la lunga ricerca in galleria del vento con cui è stato definito il gruppo ottico anteriore a triplo led dotato di luci diurne Drl. Ma l'asso nella manica della Tuono 660 è l'ottimo rapporto peso/potenza che è dato da una massa di 183 kg in ordine di marcia e dai 95 CV del due cilindri parallelo. Una leggerezza dovuta anche al telaio e al forcellone in alluminio pressofuso e al motore sfruttato come elemento portante. Continua su La Stampa

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