mercoledì 5 agosto 2020

Skoda Octavia Wagon, razionale e raffinata

La Skoda Octavia Wagon è una specie di istituzione per il marchio boemo. Nonostante i SUV siano sempre più importanti, perché sono quelli che la gente vuole, il ruolo della Octavia non è in discussione. È con lei che Skoda traccia la strada che seguiranno anche le altre vetture della gamma nei prossimi anni. Quindi è il design l'arma principale della station wagon ceca, che pur non cambiando troppo nelle proporzioni rispetto al passato - il passo è invariato, lunghezza e larghezza sono aumentate solo di un paio di centimetri - ha un aspetto generale molto più curato e in un certo senso sofisticato. Non si parla di premium, non è quello il carattere del brand, ma la nuova Skoda Octavia Wagon si posiziona un po' più in alto rispetto al passato, anche grazie a dettagli come gli indicatori di direzione dinamici e le luci matrix full LED. Una crescita confermata non appena si apre la porta e si osserva l'abitacolo. La disposizione del virtual cockpit e del grande display centrale dell'infotainment è elegante e funzionale, mentre la scelta dei materiali è di qualità. L'impressione generale, insomma, è quella di un'auto quasi di categoria superiore. Ma la Octavia, del resto, ha sempre giocato sul fatto di avere dimensioni da segmento D (4,69 metri), ma con un prezzo da segmento C. Si parte da circa 25.000 euro per il 1.0 TSI a benzina da 110 CV e si sale a 29.250 per il 2.0 TDI da 116 CV. Per quello da 150 CV con il cambio DSG della nostra prova, invece, si arriva a 32.250 euro. Continua su GQ

Follow me on instagram -- Alessandro Vai

martedì 4 agosto 2020

Renault Clio E-Tech, la prova - ecco l'ibrido "Made in France"

Mentre la maggior parte delle Case automobilistiche si stanno concentrando sul mild hybrid e sul plug-in hybrid - soluzioni evidentemente più semplici da progettare e portare sul mercato - Renault ha deciso di scendere in campo anche nel full hybrid, un terreno di caccia storicamente feudo di Toyota che solo qualche concorrente ha provato a frequentare, peraltro con scarso successo. Il brand giapponese lo ha inventato oltre venti anni fa e da poco ha commercializzato la quarta generazione del sistema. I francesi, invece, iniziano ora con la prima e si scontrano con chi in più di quattro lustri ha accumulato un vantaggio competitivo molto rilevante. Per impensierire un avversario del genere, dunque, serve qualcosa di diverso, innovativo e credibile. Considerato che l'inedito powetrain ibrido francese è coperto da 150 brevetti e sfrutta l'esperienza in Formula 1, le premesse sembrano esserci tutte. Lo abbiamo provato sulla nuova Clio E-Tech. Continua su La Stampa

Follow me on instagram -- Alessandro Vai

lunedì 3 agosto 2020

Mazda MX-30, una voce fuori dal coro

La Mazda MX-30 è pronta a sbarcare sul mercato europeo. Mai verbo fu più azzeccato, perché la prima elettrica del brand di Hiroshima viene prodotta in Giappone e poi imbarcata per il Vecchio Continente. La prima prodotta per l'Europa è arrivata direttamente in Italia e non ci siamo sfuggiti l'occasione di provarla tra le strade della Capitale. Quello urbano è il contesto di elezione della Mazda MX-30, che nonostante le dimensioni piuttosto da crossover di taglia media (4,4 metri di lunghezza) si propone come vettura prettamente cittadina. Un'auto che va alla ricerca di un pubblico ben definito e non delle masse; una elettrica cucita su misura per il piacere di guida, rispettando il DNA Mazda, in cui l'ingegneria è al servizio delle sensazioni, della naturalezza e della connessione uomo-macchina. Considerando che i motori elettrici hanno come caratteristica peculiare quella di erogare la loro potenza in modo istantaneo, bisognava trovare il modo di rendere graduali e sensibili i 145 CV e 270 Nm della MX-30. Perché nella quotidianità non c'è bisogno di stupire i passeggeri attaccandoli al sedile. Ovviamente si può fare lo stesso, affondando il pedale destro, ma è in altri frangenti che si apprezza il certosino lavoro di messa a punto degli ingegneri giapponesi. Continua su GQ

Follow me on instagram -- Alessandro Vai

domenica 2 agosto 2020

Opel Corsa-e, la prova: l'elettrica democratica

La sesta generazione di Opel Corsa è la prima nata partendo da una piattaforma del Gruppo PSA, che sin dall'inizio è stata pensata per creare anche una versione elettrica. La base, infatti, è la stessa che abbiamo già apprezzato sulla e-208 e sulla e-2008. Anche Opel, dunque, punta forte sull'elettrificazione, sia con i modelli ibridi plug-in che con quelli 100% elettrici. Nell'attesa di scoprire e provare la nuova Mokka, che all'inizio sarà solo elettrica e che porterà al debutto il nuovo design di Russelsheim, ci concentriamo sulla Corsa-e. Continua su La Stampa

Follow me on instagram -- Alessandro Vai

sabato 1 agosto 2020

L'auto è il mezzo più sicuro per spostarsi

L'auto è il mezzo più sicuro per spostarsi, almeno secondo la percezione di chi ha partecipato al sondaggio eseguito da Jaguar Land Rover Italia su un campione di 2.300 utenti. La filiale italiana del Gruppo britannico, passata la fase critica dell’emergenza Covid-19, ha voluto dare voce ai Soci dei propri Club per capire come fossero cambiate le loro prospettive, desideri, abitudini. E il risultato è che la propria vettura è percepita come il mezzo più sicuro per gli spostamenti: dal 79% dei partecipanti per gli spostamenti in città e dal 90% per i viaggi a media e lunga percorrenza. Negli spostamenti urbani il campione ha indicato di preferire il proprio mezzo di trasporto a quattro ruote, a scapito della fruizione dei mezzi pubblici, facendo registrare -48% in città. In netta diminuzione anche l’utilizzo di treno e aereo, che registrano -46% negli spostamenti a lunga percorrenza. Si registra, inoltre, una netta diminuzione relativa all’utilizzo del car-sharing: se prima dell’emergenza sanitaria era una modalità di spostamento presa in considerazione dal 62% degli intervistati, adesso solo il 38% dei rispondenti utilizzerebbe un’automobile “condivisa”. Insomma, l'auto è il mezzo più sicuro per spostarsi, ma solo se è di proprietà. Continua su GQ

Follow me on instagram -- Alessandro Vai

venerdì 31 luglio 2020

Moto Guzzi V85 TT Travel, viaggiare con stile e senza pensieri

Le enduro stradali sono le moto tuttofare per eccellenza. Con un po' di malizia possono spaziare dal fuoristrada e alla pista, ovviamente senza dare il massimo in nessuno dei due impieghi, ma la polivalenza è il loro forte. La posizione di guida eretta, poi, le rende maneggevoli anche nel traffico. Insomma, non è un caso se da qualche anno siano loro a dominare il mercato - nel 2019 appartenevano a questa categoria 14 delle prime 20 moto più vendute - riuscendo a spazzare via anche tutte le sportive che solo qualche lustro fa dominavano la scena. Anche il fattore moda ha una sua rilevanza, ma quello che conta per le Case produttrici è dare ai motociclisti le moto che vogliono. Quindi anche Moto Guzzi si è impegnata e poco più di un anno fa ha portato sul mercato l'inedita V85 TT, che è stata subito bene accolta, piazzandosi al diciassettesimo posto nella classifica delle moto più vendute del 2019. E siccome il successo è fatto anche di sfumature, ecco che a Mandello del Lario hanno allestito una nuova versione, dedicata a chi ama il turismo su due ruote. Continua su La Stampa

Follow me on instagram -- Alessandro Vai

giovedì 30 luglio 2020

Una Lancia Delta S4 da 1 milione di euro

Una Lancia Delta S4 è all'asta da RM Sotheby's e non si tratta di una S4 qualunque, ma di quella con il numero di telaio 207, che al debutto nel 1985, con il team ufficiale Lancia Martini, arrivò seconda al durissimo Rally RAC (quelli di Gran Bretagna), guidata dai finlandesi Markku Alén e Ilkka Kivimäki. Dopo la soppressione del Gruppo B in cui la Lancia Delta S4 era omologata, questo esemplare ha corso fino al 1988 nel Campionato Europeo Autocross e poi è andata precocemente in pensione. Attualmente è stata certificata da Abarth Classiche e gli esperti di RM Sotheby's si aspettano di venderla a un prezzo che oscilla tra 875.000 e 1.100.000 euro. Ma perché questa Delta vale così tanto? Bé, intanto per la rarità. Le auto del Gruppo B per essere omologate dovevano essere prodotte in minimo 200 esemplari, ma la leggenda narra che di Delta S4 ne esistano non più di 130 e che l'omologazione fu ottenuta con un trucchetto. Di queste, alcune sono state convertite in vetture da corsa, il che le rende ancora più rare. Ma, a parte questo, che cosa la rende così speciale? Probabilmente il fatto che a oggi rimane uno degli esempi più alti di ingegneria puramente italiana applicata all'automobilismo. Continua su GQ

Follow me on instagram -- Alessandro Vai