venerdì 1 febbraio 2019

Lamborghini Huracan EVO, velocità estrema

Nel settore delle supercar rimanere aggiornati è fondamentali, soprattutto con quei prodotti che costano circa 200.000 euro e che si vendono in qualche migliaia di unità all'anno. Qui la competizione è serrata e i player hanno nomi importanti come Ferrari, Lamborghini e McLaren. Proprio la Casa di Sant'Agata Bolognese ha appena presentato la nuova versione EVO della Huracan, cioè una profonda evoluzione del modello attuale che secondo il numero uno di Lamborghini, Stefano Domenicali, «ha ereditato le doti della Huracán Performante e le ha combinate con i più avanzati sistemi di controllo della dinamica del veicolo per un’esperienza di guida quotidiana amplificata». Esperienza in cui è centrale il motore V10 da 5,2 litri, ultimo aspirato rimasto in un segmento dove il turbo è ormai la regola. Eroga 640 CV a 8.000 giri e 600 Nm di coppia a 6.500 giri, grazie anche ad accorgimenti come le valvole di aspirazione in titanio e l'impianto di scarico dal peso ridotto. Continua su GQ

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giovedì 31 gennaio 2019

Audi quattro, la “mamma” di tutte le sportive a trazione integrale

Se conoscete bene la storia dell’auto, sapete sicuramente che la prima auto stradale di serie con la trazione sulle quattro ruote è la mitica Jensen Interceptor FF del 1968. Se poi la storia la conoscete benissimo, sapete anche che le quattro ruote motrici sulle vetture stradali hanno assunto il ruolo che hanno ora grazie soprattutto a un marchio e a un modello, che, forse, non ha bisogno di presentazioni: Audi quattro. Prodotta dal 1980 al 1991 in circa 11.500 esemplari, costruita praticamente a mano in uno stabilimento dedicato e costosa come una supercar, l’ Audi Quattro è l’automobile che ha fatto sapere al mondo che quattro ruote motrici servono anche per andare veloci e non solo per arrampicarsi sulle montagne. Tralasciando in questa sede la Sport quattro e i suoi successi nel Gruppo B, che meriterebbero un articolo a parte, ci concentriamo sulla berlina stradale. Continua su Autoappassionati

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mercoledì 30 gennaio 2019

Formula E, qui vince chi riesce a gestire velocità ed energia

Dopo avervi raccontato l'atmosfera della Formula E che abbiamo trovato a Marrakech, è il momento di parlare in maniera più approfondita delle monoposto. La quinta stagione del campionato dedicato alle monoposto elettriche ha segnato l'inizio di una nuova era: l'evoluzione tecnologica delle batterie, infatti, ha permesso di eliminare il cambio vettura a metà gara e di coprire tutti i 45 minuti della corsa con una sola automobile. Al campionato partecipano dieci team e venti piloti. L'unica squadra italiana è la Geox Dragon anche se il quartier generale si trova in California e la sede delle operazioni sportive è in Gran Bretagna. Visitando il loro box nel circuito marocchino, ci hanno raccontato che la formula di gara prevede che tutti i piloti abbiano auto e batterie identiche. Tuttavia, i motori, le trasmissioni e le sospensioni sono sviluppati dagli stessi team che ricercano non solo la monoposto più veloce ma anche quella più efficiente. Continua su GQ

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martedì 29 gennaio 2019

Formula E, il futuro è già arrivato

Il primo impatto con la Formula E è abbastanza spiazzante. È difficile spiegarsi la totale assenza di rumore in una gara di motorsport. Auto o moto, non importa, in qualsiasi circuito il latrato dei motori da competizione sovrasta ogni altra cosa. Qui invece no, perché le monoposto che corrono in questo campionato sono completamente elettriche ed è tutta un'altra cosa. Non sono esattamente silenziose, visto che il suono dei loro motori raggiunge gli 80 decibel, ma sentendolo è molto più facile associarlo a un'astronave di un film di fantascienza piuttosto che a un'automobile da corsa. Superata la sorpresa iniziale ci si rende conto che manca anche la puzza di benzina e quella dell'olio bruciato, ma questo è un problema solo per i veri fanatici del motorsport. E la Formula E non si rivolge tanto a loro, quanto a tutte le altre persone, anche quelle che non hai mai visto una gara nella loro vita. Continua su GQ

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lunedì 28 gennaio 2019

Volkswagen e l’importanza delle sigle: ID. e IQ.Drive sono i nomi della mobilità del futuro

Quando si prepara una rivoluzione è importante sapere che cosa dire, ma anche che nome darle. È un discorso che vale anche per la mobilità e per chi si appresta a cambiare tutte le carte in tavola, come il gruppo Volkswagen. Mentre Audi ha già svelato la e-tron, manca poco più di un anno all’arrivo sul mercato della prima vettura elettrica di nuova generazione firmata dal marchio Wolfburg. Una elettrica nata sulla nuova piattaforma Meb, progettata sin dall’inizio per essere alimentata da un grande pacco batterie e non un progetto nato “termico” e successivamente convertito. Continua su La Stampa

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domenica 27 gennaio 2019

Unique Custom Cycles, la special che viene dal freddo

Nonostante la Svezia non abbia il clima esattamente più adatto alla vita su due ruote, il panorama motociclistico è molto florido e variegato. C'è una certa influenza della cultura americana, che si traduce in Harley-Davidson, ma non mancano le special come quella realizzata dall'atelier Unique Custom Cycles di Ronna Norén. UCM si è costruito una reputazione con i chopper ma questo non vuol dire che non sia in grado di esplorare anche altri stili, come dimostra questa cafè racer costruita sulla base di una BMW R1200R del 2015. Continua su GQ

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sabato 26 gennaio 2019

Renault Megane R.S., la prova di GQ

Per capire al 100% la Megane RS bisogna fare un passo indietro di qualche anno, precisamente al 1998 quando sul mercato arrivava una strana versione della Clio, colorata con una elegante livrea blu scura, dotata di cerchi in lega dorati e di una scritta sul baule posteriore che non lasciava spazio a dubbi. Con il suo 2 litri da 147 CV e un peso piuma inferiore alla tonnellata la Clio Williams era una piccola «bomba» che non ci mise molto a scalare le classifiche dei sogni degli appassionati. Da quella piccola auto nacque poi una lunga stirpe di modelli RS, dapprima su base Clio e poi nel 2003 anche sulla Megane di seconda generazione. Una sigla che significa Renault Sport e dietro cui si cela il lavoro dei tecnici di Dieppe, ovvero la sede della Alpine, storico marchio dei rally francese da poco ritornato a ruggire con la A110 (di cui vi abbiamo già raccontato). La Megane RS che invece proviamo oggi condivide il motore e il cambio con la berlinetta a due posti secchi. Continua su GQ

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