Dalle parti di Maranello non si vedeva una barchetta stradale dai tempi del Dopoguerra, ma ora le Ferrari Monza SP1 e SP2 riportando nella modernità una delle tipologie di auto più affascinanti in assoluto, nonché pensata esclusivamente per le corse. Queste auto sono destinate ai clienti e ai collezionisti più appassionati, che non faranno fatica a intuire la discendenza, dalla 166 MM del 1948 – capostipite del concetto di barchetta – e dalle leggendarie 750 Monza e 860 Monza. Erano auto nate con il solo obiettivo di vincere, progettate e costruite senza compromessi, tanto che hanno contribuito negli anni Cinquanta a creare parte della leggenda Ferrari grazie ai tanti trionfi nel Campionato Mondiale Sport. Le nuove Monza SP1 e SP2, invece, non avranno un futuro sportivo ma solo commerciale, anche se le informazioni sul prezzo e la produzione sono ancora top secret. Continua su GQ
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mercoledì 19 settembre 2018
L’automobile di Gio Ponti prende vita: realizzato il primo modello della Linea Diamante del 1953
Quella tra architetti e automobili è una storia d’amore il cui inizio si perde nel secolo scorso, già ai primi del Novecento. Era il 1909 e già Frank Lloyd Wright, uno dei padri del Movimento Moderno, rombava su un bolide in grado di raggiungere le 60 miglia orarie, soprannominato “The Yellow Devil”, cioè il diavolo giallo. Ma Lloyd Wright non si limitò a possedere molte vetture di prestigio e a farle modificare secondo il suo gusto. Egli trovò ispirazione nell’automobile anche per la progettazione di alcuni edifici, come la sua ultima opera completata nel 1937, ovvero il Museo Guggenheim con il suo tema delle rampe a spirale. Più o meno nello stesso periodo, dall’altro lato dell’Oceano Atlantico un altro grande architetto si stava cimentando con l’automobile: lo svizzero, Charles-Edouard Jeanneret, meglio noto come Le Corbusier. Nel 1936 firmò un progetto di vettura “minimalista, a funzione massimizzata”, insieme al cugino Pierre Jeanneret per partecipare a una competizione sponsorizzata dalla Société des Ingénieurs de l’Automobile francese (Sia) il cui scopo era progettare un’auto semplice ed economica per le masse, da vendere a non più di 8000 franchi. Continua su La Stampa
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martedì 18 settembre 2018
Bugatti Divo, la supercar da 5 milioni di euro
“L’importante è esagerare” è una delle canzoni più belle di Enzo Jannacci ma potrebbe anche tranquillamente essere il motto della Bugatti, che da quando è entrata a far parte del Gruppo Vokswagen nel 1998 ha intrapreso la strada delle massime prestazioni, dove per “massime” si intende semplicemente che nessun’altra auto di serie può vantare numeri simili. Che il motore 8 litri W16 da 1.500 CV non abbia eguali è cosa nota, così come lo è l’anima non esattamente pistaiola della Chiron, un’auto da oltre due tonnellate, un peso che non si addice del tutto ad un’auto estrema. Così gli ingegneri della Bugatti hanno sviluppato una versione più estrema della Chiron, che però non ha la velocità massima come prima priorità. “La Divo ha prestazioni migliori in termini di accelerazione laterale, agilità e capacità di curvare. La Divo è fatta per curvare” sono le parole spavalde di Stephan Winkelmann, il numero uno della Bugatti, che ha voluto riassumere così le modifiche che hanno trasformato la Chiron in Divo. Continua su GQ
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lunedì 17 settembre 2018
Un altro premio all’Alfa Romeo 8C 2900B Touring: ecco chi è la “regina” di Pebble Beach
Avete presente la famosa frase di Henry Ford “Quando vedo passare un'Alfa Romeo mi levo il cappello”? Sembra che il fondatore della omonima Casa, nonché inventore della catena di montaggio, l'abbia pronunciata la prima volta dopo aver visto parcheggiata nella dimora di un membro della famiglia Rocekfeller una splendida 8C 2900. Ultima evoluzione del progetto 8C 2300, è universalmente riconosciuta come una delle auto più belle di sempre e all'edizione 2018 del Concorso di Eleganza di Pebble Beach ne abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione. A vincere l'ambito nastro d'oro che contraddistingue la vettura "Best of Show" è stata infatti una Alfa Romeo 8C 2900B Touring berlinetta del 1937 in colorazione blu scuro. La sportiva italiana ha trionfato battendo 209 auto, provenienti da 17 Paesi. Ha vinto anche nella propria classe e ha ricevuto altri due importanti riconoscimenti: il "Charles A. Chayne Trophy" ed il "J. B. & Dorothy Nethercutt Most Elegant Closed Car". Continua su La Stampa
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sabato 15 settembre 2018
Gran Premio di Monza, le più belle vittorie della Ferrari
La convincente vittoria di Sebastian Vettel e della Ferrari nel Gran Premio del Belgio lascia ben sperare per la gara di Monza di questo fine settimana. Nel tempio della velocità il pilota tedesco proverà a ripetere l’impresa e a ridurre ulteriormente il distacco dalla Mercedes di Lewis Hamilton che – a otto gare dalla fine – è di 17 punti. I due antagonisti finora hanno collezionato cinque vittorie e un ritiro a testa, ma il pilota britannico si è piazzato meglio quando le cose non sono andate per il meglio. Il Gran Premio d’Italia, di cui si disputerà la 89esima edizione – la 69esima in Formula 1 – è tradizionalmente un feudo della Ferrari, oltre a essere una delle gare più storiche di tutto il motorsport. Continua su GQ
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venerdì 14 settembre 2018
FCA e Mahindra, disputa legale sulla Roxor, “clone” indiano della prima Jeep
In Europa è poco conosciuta, ma Mahindra è una delle industrie automobilistiche più importanti in India ed è un'azienda che si sta espandendo anche oltre i confini nazionali, come dimostrano l'ingresso nella Classe Moto3 del Motomondiale e la partecipazione alla Formula E. Nelle ultime settimane la multinazionale indiana è stata al centro della scena per una disputa con FCA e in particolare con il marchio Jeep. Il motivo della contesa è la Mahindra Roxor, una fuoristrada che viene venduta in kit di montaggio negli Stati Uniti e che non è omologata per l'utilizzo sulle strade pubbliche. Quest'ultima caratteristica è un problema relativo negli USA dove ci sono ranch sterminati e parchi di proprietà privata, dove di fatto può circolare qualsiasi tipo di veicolo. Continua su La Stampa
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giovedì 13 settembre 2018
Audi PB18 e-tron, quando la supercar diventa elettrica
La storia recente dell’Audi è colma di prototipi, soprattutto elettrici. Una scelta coerente con il percorso di elettrificazione intrapreso dalla Casa di Ingolstadt che tra pochi mesi farà debuttare sul mercato europeo la e-tron, ovvero il primo modello a emissioni zero della sua storia. In attesa di misurarsi con Tesla e tutti gli altri, Audi ha deciso di mostrare la sua interpretazione (assai radicale) della supercar del futuro alla Pebble Beach Automotive Week di Monterey, in California. Si chiama Audi PB18 e-tron e ha tutti i crismi delle berlinette più estreme, come la generosa impronta a terra e il ridotto sviluppo verticale. È stata disegnata nel nuovo Centro Stile Audi di Malibu, traendo ispirazione dalle auto da corsa che hanno vinto più volte a Le Mans, mentre lo sviluppo è stato affidato ad Audi Sport la sezione specializzata nei modelli ad alte prestazione. Continua su GQ
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