giovedì 1 marzo 2018

Porsche 911 GT3 RS, prestazioni senza filtri

Quando si parla di Porsche 911 le sigle che seguono i tre numeri magici sono assai importanti. In oltre cinquanta anni di storia – la prima 911 è del 1963 – ce ne sono state davvero tante, ma ce ne sono due che più di ogni altre fanno battere il cuore degli appassionati: “GT3” e “RS”. La prima identifica una categoria di omologazione sportiva internazionale e la seconda sta per “rennsport”, che in tedesco vuol dire semplicemente corsa. Quando si trovano insieme dopo il nome 911 vuol dire che l’auto in questione è il non plus ultra delle prestazioni con il motore aspirato, giacché esiste anche la GT2 RS che è tutta un’altra storia. È una tradizione iniziata nel 1973 con la leggendaria Carrera RS e rinnovata nel 1999 con la 996 GT3, seguita nel 2003 dalla GT3 RS. La tradizione, infatti, vuole che questo modello sia il canto del cigno di ogni serie della 911 e non è un mistero che l’attuale 991.2 sia al termine del suo ciclo di vita. Continua su GQ

mercoledì 28 febbraio 2018

Battuta all'asta a Londra una Triumph speciale appartenuta a Brad Pitt

Che gli attori americani siano molto spesso appassionati e grandi collezionisti di auto, talvolta anche piloti come Paul Newman, Steve McQueen o più di recente Patrick Dempsey, non è certo una novità. E' molto più raro, invece, che amino le motociclette che del resto negli Stati Uniti sono considerati come un prodotto di nicchia. A parte Keanu Reevs che ha addirittura fondato un proprio marchio di motociclette, George Clooney che ama le Harley-Davidson e Ewan McGregor che è un testimonial ufficiale della Moto Guzzi, non ci sono molti altri protagonisti del jet set di Hollywood che si associano facilmente alle due ruote. Da oggi, tuttavia, in questo ristretto club entra anche Brad Pitt, sulla cui passione motociclistica non possiamo sbilanciarci troppo ma che fino a poco tempo fa è stato proprietario di una Triumph molto particolare. Continua su La Stampa

martedì 27 febbraio 2018

Halo e la “Grande Bruttezza” delle nuove Formula 1

Se gli americani di Liberty Media intendono affossare completamente l’appeal che la Formula 1 ha avuto per tanti anni sugli appassionati, sono sicuramente sulla strada giusta. Se invece l’aver acquistato il business della F1 da Bernie Ecclestone prevedeva anche qualche forma di guadagno, allora qualcosa non va. Lasciamo stare la polemica sulla scomparsa delle ombrelline dalla griglia di partenza, in nome di non meglio precisati valori e di un supposto rispetto delle norme sociali di oggi. Che poi non sono proprio gli americani quelli che hanno inventato le ragazze pon pon o cheerleader, che dir si voglia? Lasciamo stare anche la nuova gestione dei diritti televisivi che ha estromesso del tutto la televisione pubblica in favore di TV8, che comunque trasmetterà solo quattro gare in diretta in chiaro (Monza, USA, Messico e Abu Dhabi). Lasciamo stare pure il complesso e difficilmente comprensibile regolamento tecnico, che ha portato alla progettazione di monoposto che hanno lo stesso sound dell’aspirapolvere di casa. Continua su Autoappassionati

lunedì 26 febbraio 2018

Volkswagen Corrado, per quelli a cui la Golf non bastava

 A metà Anni 80 l’economia europea cresceva senza sosta, il debito pubblico era un problema di poco conto e la crisi era ancora lontana. Anche le case automobilistiche andavano a gonfie vele e potevano ancora permettersi di progettare e costruire auto per il piacere di farlo, o magari solo per pochi clienti, senza dover fare i conti con una spada di Damocle chiamata profittabilità. È stata questa economia ancora florida a rendere possibile la creazione di automobili come la Volkswagen Corrado, che è stata prodotta dal 1988 al 1995 e ha avuto l'ottima compagnia di modelli come la Fiat Coupé e la Opel Calibra, tanto per citare un paio di sportive vendute da marchi generalisti che rappresentavano i sogni possibili dei ragazzi degli Anni 90. Auto che oggi non esistono praticamente più (ed è un peccato). Continua su La Stampa

venerdì 23 febbraio 2018

eco-Up!, Polo TGI e Golf TGI: la gamma metano Volkswagen ai raggi X

Se il futuro a medio-lungo termine della Volkswagen è indirizzato verso la trazione elettrica, il presente parla anche del metano, oltre che dei classici benzina e diesel, e lo fa in un modo davvero molto interessante. La piattaforma MQB, infatti, è stata pensata sin dall’inizio per essere quanto mai flessibile e dunque anche adatta a ricevere le bombole necessarie per stoccare il gas naturale. Sia la Polo sia la Golf, infatti, sono perfettamente bi-valenti e non hanno i limiti dei vecchi modelli mono-valenti di Wolfsburg che potevano rifornire solo qualche litro di benzina, come per esempio la Touran. Oggi solo la eco-Up! è omologata come mono-valente, perché viste le sue dimensioni ridotte è davvero difficile trovare spazio sia per la bombola del metano che per il serbatoio del diesel. Continua su Autoappassionati

giovedì 22 febbraio 2018

Moto Guzzi V7 III Carbon, una serie speciale tra passato e futuro

Ogni marchio può vantare alcuni modelli che più di altri hanno fatto la storia. Nel caso della quasi centenaria Moto Guzzi ce ne sono diversi, ma uno di questi è senza ombra di dubbio la V7. Il motivo è semplice e risale al 1965, quando la V7 700 fu la prima Guzzi a inaugurare la disposizione del motore che le moto di Mandello del Lario utilizzano ancora oggi, cioè quella con motore a V di 90 gradi longitudinale dal suono inconfondibile e la trasmissione a cardano. All’epoca la V7 aveva dato vita a una fortunata stirpe di discendenti, compresa la mitica e rarissima V7 Sport 750 “telaio rosso”. Ad ogni modo, dopo qualche anno la sigla V7 è sparita dalla produzione Moto Guzzi, salvo poi ritornare nel 2007, a oltre quarant’anni di distanza, con una nuova V7. Continua su La Stampa

mercoledì 21 febbraio 2018

Citroën Type-H, il furgone più amato di Francia compie 70 anni. E il nuovo Jumper lo imita

Girando per Parigi o per qualche paesino francese è ancora possibile imbattersi in qualche strano camioncino, proprio come accade da noi con il “Lupetto” o il Leoncino della OM, solo che oltralpe si tratta del Citroën Type-H che ha avuto una lunga storia iniziata nel 1947 e terminata nel 1981 dopo 473.289 esemplari costruiti. Una vera colonna portante dei veicoli commerciali francesi che oggi rivive in una piccolissima serie limitata che ne celebra il settantesimo anniversario, creata partendo da un normalissimo Citroën Jumper a cui viene sostituita quasi interamente la parte anteriore. È una trasformazione ufficiale, autorizzata dalla filiale italiana della Casa francese e realizzata dalla Caselani Automobili, con un costo complessivo di 21.800 euro che non sono pochi ma che garantiscono un risultato di grande impatto visivo. Continua su La Stampa