mercoledì 14 febbraio 2018

Quanta ex-Germania Est c'è nell'industria dell'auto tedesca?

Nell'immaginario collettivo la Repubblica Democratica Tedesca è rappresentata dai famigerati servizi segreti della Stasi, dalla bizzarra Trabant e da un paio di film come Goodbye Lenin e Le vite degli altri. Ma quello Stato che è cessato di esistere il 3 ottobre del 1990, giorno ufficiale delle riunificazione tedesca, era ovviamente molto di più, dal punto di vista sociale, politico, economico e culturale. Del resto oltre quaranta anni di storia non ci cancellano con una firma ed un colpo di spugna, specialmente quando si parla di cose ben tangibili, come edifici e fabbriche. Perché se è vero che nella DDR si producevano sostanzialmente solo le Trabant e le Wartburg, è altrettanto vero che le due Germanie avevano economie assai diverse, con quella dell'Est che a fatica produceva la metà della ricchezza di quella dell'Ovest e versava in uno stato di arretratezza cronico. Continua su Omniauto

martedì 13 febbraio 2018

Fiat Tipo, la regina delle compatte italiane compie 30 anni

Nel 1988, un anno prima della caduta del Muro di Berlino, Fiat lanciava sul mercato la Tipo. Era il 26 gennaio e da lì a poco Alberto Tomba sarebbe diventato noto al grande pubblico vincendo il suo primo oro olimpico a Calgary. Ma il 1988 è anche l’anno della prima liberazione di Nelson Mandela, della nascita del Salone del Libro di Torino, della morte di Enzo Ferrari e dei nove oscar vinti da “L’ultimo Imperatore” di Bertolucci. Per la Fiat, invece, la Tipo è la prima auto sviluppata su una inedita piattaforma modulare dalla quale nasceranno poi tantissimi altri modelli, dalle Lancia degli Anni 90 come la Delta II e la Lybra, fino alle Alfa Romeo GTV e Spider; senza contare che sull’evoluzione di questo pianale sono state sviluppate anche le Alfa 147 e 156. Continua su La Stampa

lunedì 12 febbraio 2018

Alla scoperta della Porsche di Lipsia, dove nascono Cayenne, Macan e Panamera

Quando si parla della Porsche la mente va subito a Stoccarda, Zuffenhausen per i più precisi, e si tende a dimenticare che il marchio tedesco ha ben sette stabilimenti in tutta la Germania, tra cui quello di Lipsia che produce circa 40.000 auto all'anno, sulle quasi 250.000 che Porsche vende in tutto il mondo. Qui, nel territorio che una volta apparteneva alla Repubblica Democratica Tedesca, vengono costruite le Cayenne, le Macan e le Panamera, per un totale di venti varianti di modelli e undici diverse motorizzazioni. La ricerca della qualità è totale e investe ogni minimo dettaglio della vita all'interno dello stabilimento e dei suoi processi, tanto che nel 2017 è stato premiato come miglior impianto automotive al mondo da J.D. Power. Costruito nel 2000 e ampliato più volte - 2006, 2011, 2015 - all'inizio impiegava 270 persone che ora sono diventate 4.100 e lavorano su tre turni, costruendo 600 automobili al giorno di cui quasi la metà sono Panamera. Continua su Omniauto

venerdì 9 febbraio 2018

Keanu Reeves “surfa” in sella a una delle sue Arch Motorcycles


Se per il grande pubblico Keanu Reeves è famoso specialmente per i suoi film, gli appassionati di moto sanno che l’attore americano è anche proprietario di un marchio motociclistico, la Arch Motorcycle. È una piccola factory fondata sei anni fa che crea moto su misura a un prezzo...commisurato. Per portarsi a casa una Arch, infatti, bisogna preventivare una spesa di almeno 80.000 dollari, aspettare tre mesi per la produzione e apprezzare il genere custom. A quel punto si può scegliere tra una gamma che comprende tre modelli: la KRGT-1, la 1S e la Method 143 che condividono la stessa base tecnica e interpretano in tre modi diversi il concetto di cruiser e cafè racer. Continua su La Stampa

martedì 6 febbraio 2018

Nuova Mercedes Classe A 2018, direttamente dal futuro

Più grande, più sicura e molto più tecnologica. Ecco tre aggettivi perfetti per descrivere la nuova generazione della Mercedes Classe A, che in attesa del rinnovamento delle concorrenti premium – Audi A3 e BMW Serie 1 su tutte – si pone senza ombra di dubbio come leader del segmento. Se sulla vecchia Classe A si poteva storcere il naso per il sistema di infotainment, l’inedito MBUX (Mercedes-Benz User Experiece) sgombra il campo da ogni dubbio, ornando la plancia con un doppio display disponibile in tre misure diverse, fino a 10,25 pollici . A un impatto visivo di primo livello corrisponde una lunga lista di software e funzioni, che vanno dalla connessione internet integrata, allo schermo finalmente touch, dalle comunicazioni car-to-x (attraverso cui l’auto si interfaccia con lo scenario circostante) all’head-up display e ai comandi vocali naturali. Basta dire “Hey Mercedes” per attivarli e comunicare anche semplici esigenze pronunciando frasi come “ho caldo” per attivare il climatizzatore. Continua su GQ

lunedì 5 febbraio 2018

C’è una moto elettrica nel futuro dell’Harley-Davidson

Di solito una Harley-Davidson prima si sente e poi si vede, grazie a quel suono inconfondibile (brevettato anni fa) che arriva all’orecchio anche da dietro una curva, prima che l’occhio veda la moto percorrerla. Nei prossimi anni, però, questa regola potrebbe anche cambiare in favore di una presenza su strada più silenziosa, perché a Milwaukee hanno deciso di produrre anche una moto elettrica. L’ufficialità è arrivata qualche giorno fa in una conferenza, dove peraltro sono stati annunciati tagli ai posti di lavoro e la chiusura di uno stabilimento. Il progetto che porterà alla nascita della moto elettrica si chiama LiveWire ed è partito quattro anni fa, ma per vedere la moto fatta e finita bisognerà aspettare un altro anno e mezzo. Per ora, dunque, le bocche sono cucite e non c’è alcuna informazione sul possibile nome di questa Harley elettrica. Quello che si sa riguarda l’autonomia, che dovrebbe raggiungere almeno i 100 km, e le prestazioni, con una accelerazione da zero 0 a 60 miglia orarie completata in 4 secondi, un tempo paragonabile a quello di buona parte delle moto stradali. Continua su La Stampa

domenica 4 febbraio 2018

Audi RS6 Nogaro Edition, una “giardinetta” da 320 km/h

Se la Audi RS 6 Nogaro Edition non è la station wagon più veloce del mondo è solo a causa della Brabus 850, una specie di mostro creato da uno dei più famosi tuner tedeschi, che definire auto di serie è un esercizio di dialettica. Non che questa serie speciale della “giardinetta” tedesca sia inferiore in termini di esclusività, ma facciamo un passo indietro. Per chi non la conoscesse, la RS 6 è un’icona della Casa di Ingolstadt. Una delle espressioni più alte della sportività e delle prestazioni intese alla maniera dell’Audi, che negli anni ha attraversato l’evoluzione tecnica del marchio, montando anche (in passato) un motore di derivazione Lamborghini. Continua su GQ