venerdì 24 aprile 2015
Renault Zoe, più autonomia e prezzo scontato. Sperando di vendere meglio
Abbassare il prezzo e aumentare l’autonomia. È questa la ricetta di Renault per dare una scossa alle vendite della Zoe, la piccola 100% elettrica che nelle previsioni iniziali avrebbe dovuto essere venduta in 150.000 unità all’anno ma che nella dura realtà solo lo scorso anno ha superato le 10.000. Prima dell’inizio dell’estate arriverà la versione aggiornata e i chilometri massimi percorribili con un pieno di corrente saliranno da 199 a 240, grazie a un nuovo motore elettrico più leggero ed efficiente, mentre il listino scenderà a meno dei 21.850 euro (affitto delle batterie escluse) che oggi occorrono per portarsene a casa una. Azzardiamo una previsione, il nuovo cartellino del prezzo reciterà 19.990 euro, una mossa che potrebbe abbassare la soglia psicologica dei potenziali acquirenti. Sarà sufficiente a cambiare il destino della Zoe? Difficile dirlo, soprattutto in tutti quei Paesi che non seguono il buon esempio della Francia, dove ci sono circa 6.000 euro di incentivi che abbassano drasticamente il prezzo. Come ha detto Carlos Ghosn a Ginevra ad Automotive News Europe, l’ansia da autonomia è il problema principale da risolvere e finché l’Europa non sarà cosparsa da una rete di stazioni di ricarica, almeno paragonabili a quella per il rifornimento dei carburanti fossili, sarà difficile vedere un cambio di passo.
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giovedì 23 aprile 2015
Obama protegge l’industria americana: l’alleanza transatlantica può aspettare
La Trans-Pacific Partnerhip può aspettare, soprattutto quando sono in ballo i delicatissimi equilibri dell’industria automotive americana. Così, venerdì scorso Barack Obama ha detto che non ha nessun senso velocizzare le operazioni di voto sull’accordo che coinvolge 12 nazioni e riguarda circa il 40% del commercio mondiale. Una delle questioni principali, su cui si sta negoziando da più di quattro anni, è quella delle tasse sulle auto fabbricate in Giappone e commercializzate negli Stati Uniti, cioè la categoria di prodotti più esportata per un valore di quasi 50 miliardi di dollari nel 2013. Questa cifra rappresenta anche la grandissima parte del deficit nell’import-export degli americani verso i giapponesi, che dal canto loro nel 2013 hanno importato circa 12 miliardi di dollari di carni e prodotti agricoli. Attualmente gli Usa applicano il 2,5% di tasse sul prezzo delle auto “made in Japan” e il 25% sui veicoli commerciali, mentre il Giappone tassa al 4,3% la carne di maiale, al 38,5% quella di manzo e il grano al 252%. Su una Toyota Prius il plus vale circa 600 dollari, quello sul grano fa sì che il mercato interno non venga “invaso” dagli yankee. Lo stesso calcolo, tuttavia, non si può fare su un furgone o un camion costruito in Giappone perché nessun costruttore ne spedisce negli Usa, visto il differenziale sarebbe troppo alto e il mercato non apprezzerebbe.
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mercoledì 22 aprile 2015
Carburanti, ecco perché al "supermercato" costano meno
Se volete spendere il meno possibile per fare il pieno all'auto, che sia benzina, diesel, GPL o metano, andate al "supermercato". I meno cari sono i 27 distributori, sparsi in 10 Regioni italiane, che si trovano in corrispondenza degli ipermercati Auchan. La certificazione di “economicità” arriva direttamente dal Ministero dello Sviluppo economico, che periodicamente rileva i prezzi sul territorio nazionale. Nell’ultima di queste rilevazioni, Auchan è risultata la catena di distributori con il prezzo medio più basso d’Italia, nel segmento a self-service con prezzi medi di 1,369 euro al litro per il gasolio e di 1,501 euro/litro per la benzina; nel segmento servito, con 0,539 euro/litro per il Gpl e 0,939 euro/litro per il metano. Vuol dire che, rispetto alle medie nazionali, si risparmiano 6,9 cent/litro sul diesel, 7,7 sulla benzina, 4,9 sul metano e 9,5 sul GPL. Ma perché i carburanti costano così poco, come fa l’azienda francese a tenere i prezzi così bassi? La risposta è semplice, rinunciando a buona parte dei margini di guadagno, che peraltro nel settore sono già ridotti all’osso, circa 14 centesimi su ogni litro di benzina.
martedì 21 aprile 2015
Tesla, in California scoppia la polemica sugli incentivi alle elettriche “dei ricchi”
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lunedì 20 aprile 2015
FCA presenta un nuovo piano di bonus per premiare gli operai
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venerdì 17 aprile 2015
Audi RS3 Sportback, una supercar 'travestita' da compatta
Che cosa serve per avere una Audi A3 in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi e di spingersi fino a 280 km/h? Un intervento del reparto Quattro, ovvero la divisione sportiva della Casa di Ingolstadt che cura lo sviluppo di tutti i modelli più sportivi. Una volta installato il 5 cilindri 2.5 TFSI turbo benzina da 367 CV e450 Nm di coppia, il più è fatto. Poi si accoppia al cambio doppia frizione a 7 rapporti S-Tronic e si fa gestire il tutto dalla trazione integrale con giunto centrale Haldex di quinta generazione. A quel punto è solo questione di dettagli: un assetto specifico, freni anteriori a margherita e un bell'allestimento racing degli interni. Il risultato è la RS3 Sportback, che per 49.900 euro offre prestazioni da supercar ''nascoste'' nel vestito di una compatta. Arriverà sul mercato italiano a giugno, con una corposa lista di optional comprensiva di due primizie che saranno particolarmente apprezzate dai puristi della guida sportiva. Questa Audi, infatti, è la prima segmento C a rendere disponibili i freni carboceramici e i sedili a guscio in fibra di carbonio, che fanno risparmiare 14 kg. Certo, si tratta di accessori davvero particolari, ma il mercato italiano ha già dimostrato di apprezzare un'auto estrema come questa, visto che la generazione precedente, nei 16 mesi in cui è stata disponibile, è stata venduta in 218 esemplari. La nuova punta a fare ancora meglio, potendo contare su un ciclo di vita più lungo e su un prezzo di listino ribassato di quasi 3.000 euro rispetto alla vecchia.
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GM, già 84 risarcimenti milionari. A chi è morto per colpa di una molla da 56 cent
Siamo a quota 84: tanti sono gli accordi raggiunti da General Motors con le famiglie delle vittime del difetto del blocchetto dell’accesione. E 93 quelli con gli infortunati. Ma è solo all’inizio: allo scadere dei termini per presentare le richieste di danni, lo scorso 31 gennaio, la GM ne ha contate 4.343, di cui 478 relative a decessi. Ma almeno questi primi 177 casi sono chiusi, perché chi accetta il risarcimento rinuncia automaticamente a ogni altra forma di azione legale. Una magra consolazione per General Motors, che potrebbe spendere oltre 600 milioni di dollari per erogare tutti i risarcimenti – ha messo in conto un milione di dollari per ogni vittima – senza contare il costo del maxi richiamo, i 35 milioni di multa comminati dalla Nhtsa e le indagini partite in 49 Stati americani, oltre a quelle del Governo federale. All’origine del più grosso scandalo che abbia mai investito il colosso americano sta una molla difettosa da 56 centesimi di dollaro. Si trovava nel blocchetto di accensione di una decina di milioni di automobili, tutte prodotte dalla General Motors, parte delle quali devono ancora ricevere il pezzo modificato.
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