domenica 18 dicembre 2011

La storia della crisi, parte 1: come tutto ebbe inizio

La scintilla che ha acceso la miccia della crisi è stata lo scoppio della forte bolla speculativa del mercato immobiliare americano nel 2004, avvenuto a seguito di un lungo periodo in cui i prezzi delle case sono cresciuti costantemente e i mutui sono stati erogati con sempre maggiore facilità . Questa pratica è stata definita dei “mutui subprime”, ovvero concessi a debitori che hanno una storia creditizia che include insolvenze, avvisi di garanzia, pignoramenti e bancarotta; generalmente i mutuatari subprime hanno bassi redditi e ovviamente bassa capacità di rimborso. Avendo un alto tasso di insolvenza, i “prestiti subprime” hanno tipicamente condizioni più svantaggiose rispetto alle altre tipologie di credito, e gli interessi sono elevatissimi . La popolarità dei prestatori subprime è cresciuta rapidamente a partire dagli anni ’90 con una tipologia di mutuo che offre inizialmente un basso tasso fisso per due anni, che diviene variabile a un tasso più elevato per la vita successiva del mutuo, in genere ventotto anni. 
Questo fenomeno è passato praticamente inosservato agli occhi del Governo americano. Quando nel biennio 2004/06 è giunto il momento di ricalcolare i tassi d’interesse sui mutui subprime, questi sono saliti vertiginosamente e la maggior parte dei debitori non è stata in grado di pagare le rate o di rifinanziare il mutuo. A partire dalla fine del 2006 l’intero sistema statunitense dei mutui subprime è entrato in una crisi catastrofica, dovuta all’ascesa inarrestabile dei tassi di insolvenza, costringendo oltre due dozzine di agenzie di credito al fallimento; questo ha comportato l’azzeramento del valore azionario di un mercato che capitalizza seimilacinquecento miliardi di dollari, con conseguenze nefaste sia sul mercato immobiliare americano, praticamente crollato, ché sull’intera economia USA. Nel 2007 1,3 milioni di proprietà immobiliari sono state messe all’asta per insolvenza, il 79% in più rispetto al 2006. 
D’un tratto le banche non sono state più disposte a farsi prestiti a vicenda e ciò ha portato a quello che si definisce “credit crunch” ossia un periodo in cui si riduce la liquidità nel sistema perché nessuno presta denaro . Le perdite hanno cominciato ad accumularsi, tant’è che a luglio 2008 il settore bancario e creditizio ha denunciato perdite globali per oltre quattrocento miliardi di dollari. Dopo diversi mesi di debolezza e perdita di impieghi il fenomeno è collassato, causando il fallimento di banche e istituti di credito, determinando una forte riduzione dei valori borsistici e della capacità di consumo e risparmio della popolazione. Alcuni governi sono dovuti intervenire anche drasticamente per salvare alcuni istituti, mentre per altri la situazione è parsa ormai inevitabilmente compromessa. 
La preoccupazione di assistere a ulteriori bancarotte e la necessità di evitare ripercussioni negative sull’intero sistema economico, ha spinto addirittura il Governo americano a creare un piano di salvataggio del valore di settecento miliardi di dollari per il settore bancario e creditizio. Questo non è stato sufficiente a evitare il fallimento, senza precedenti nel Dopoguerra, di Lehman Brothers, una delle più importanti banche d’affari del mondo. Nel frattempo gli indici delle borse americane, specchio della salute dell’economia USA, sono letteralmente colati a picco con perdite che dall’inizio dell’anno hanno superato il 40% del valore. Gli effetti di questa crisi finanziaria sarebbero rimasti confinati al mercato statunitense se le banche e i creditori di questi prestiti subprime non avessero cartolarizzato questi debiti immettendoli sul mercato, facendoli circolare tra gli investitori sotto forma di azioni e tra gli istituti bancari come pacchetti finanziari incomprensibili ai più, creando una bolla finanziaria di dimensioni impensabili. 
Alla crisi finanziaria si è aggiunta la corsa del prezzo del petrolio, inarrestabile a causa del forte aumento della domanda da parte di economie emergenti come quelle di Cina e India. Questo ha influito sia sui prezzi dei carburanti, sia sui costi energetici; il maggior costo dei trasporti ha, a sua volta, fatto salire i prezzi di tutti i beni di consumo. Nel 2008, inoltre, si è verificato un sensibile aumento del costo di molte materie prime e di alcuni cereali fondamentali nella preparazione degli alimenti; ad esempio preparati chimici essenziali nella catena di produzione, come la soda caustica e l’acido solforico, hanno aumentato le loro quotazioni fino al 60%. Il tutto accompagnato da un’ondata generalizzata di ribassi con considerevoli perdite nelle borse di tutti i continenti. 
La crisi del settore bancario si è diffusa velocemente dagli Stati Uniti anche in Europa, determinando l’effetto di una forte riduzione del denaro circolante e di una restrizione nell’erogazione del credito ad imprese e consumatori. Le borse del vecchio continente hanno accumulato molteplici perdite. Nell’area Euro si è verificato il più massiccio intervento nella storia della Banca Centrale Europea. Quella nata come crisi finanziaria ha iniziato così a far sentire i suoi effetti anche sull’economia reale: alla contrazione dei consumi ha fatto seguito un rallentamento della produzione da parte delle imprese con conseguente aumento della disoccupazione, con il risultato che molte nazioni europee hanno visto scendere l’incremento del loro P.I.L. verso lo zero.


giovedì 15 dicembre 2011

Super Mario e il super bollo

Ci risiamo. Ogniqualvolta il governo di turno si trovi a dover far cassa in tempi brevi, gli automobilisti sono sempre tra i primi tartassati, anzi direi proprio i primi. Possedere e mantenere un'auto costa sempre di più. Le alternative sono poche. Solo alcune città del nord sono ben servite dai mezzi pubblici, nel resto del Belpaese avere un'automobile è quasi un obbligo per chi voglia condurre una vita normale. L'auto è una necessità per tantissime persone, ma per alcune è anche una grande passione. Gli ultimi rincari delle accise hanno portato i prezzi dei carburanti a livelli folli, affrontare un viaggio senza avere passeggeri con i quali dividere le spese è diventato un lusso. Proprio quest'ultima parola è al centro delle attenzioni negli ultimi giorni. Il lusso. Bisogna tassare il lusso. Ecco quindi il nuovo super bollo che colpisce le auto oltre i 250CV di potenza, in ragione di 20€ per ogni KW oltre la soglia dei 185, anche se la sovrattassa decresce con l'età del mezzo. Vale la pena ricordare che già il normale bollo si paga in base alla potenza dell'auto, così come, da poco, l' IPT, il famigerato dazio che sta uccidendo buona parte del mercato dell'usato (e del nuovo) e che sta facendo colare a picco tanti autosaloni. 
Non so voi, ma io non comprendo questo accanimento nei confronti della potenza. Non sarebbe più giusto pagare in base al valore effettivo della vettura posseduta? Facciamo un bell'esempio. Avete presente la Renault Megane RS, quella che ha da poco stabilito il record al Nurburgring per le trazioni anteriori? Bene, costa 29.200€ e ha 250CV. Perché dovrebbe pagare la stessa tassa di possesso di una Audi A8 3.0 TDI da 79.356€, sempre con 250CV? Perché un appassionato che magari fa mille rinunce per avere l'auto dei suoi sogni è equiparato a chi può spendere quasi il triplo per avere un'auto di rappresentanza? E che nessuno si azzardi a rispondermi che avere un'auto potente è un lusso, perché allora entriamo nel campo del soggettivo e dobbiamo stabilire precisamente che cosa è lusso e che cosa non lo è, e non credo che sarebbe semplice trovare un accordo. Potremmo ad esempio parlare di abbigliamento...mettiamo l'IVA al 50% su tutte le camicie e i pantaloni che costano più di 50€. Mettiamola anche sulle borse e le scarpe che costano più di 100€. E i cellulari? Potremmo ivare al 50% tutti quelli che costano più di 150€, no? E i gioielli? E gli orologi? E i vini da oltre 10€ la bottiglia? Alziamo le tasse anche su questi beni allora...
Vi sembro matto? Niente affatto. Come avete potuto leggere, il concetto di lusso è soggettivo, mentre i soldi sono molto oggettivi, del resto sono numeri. Chi spende di più per un'auto paghi di più. Punto. BRUUUM!!! 

domenica 11 dicembre 2011

Le ragazze del Motor Show di Bologna 2011

Il Motor Show 2011 è appena finito, ma è giusto parlarne ancora una volta per fare un piccolo omaggio alle ragazze che hanno lavorato alla kermesse bolognese. Sempre sorridenti e disponibili, anche dopo la milionesima foto richiesta, con la loro bellezza hanno spesso eclissato le auto al loro fianco, per la gioia del pubblico maschile. Grazie ragazze, arrivederci al prossimo anno!

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giovedì 8 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Audi A1 Sportback


L'Audi A1 Sportback è la regina del padiglione 16 del Motor Show di Bologna. Ruba decisamente la scena all'altra anteprima europea del Gruppo VW, la Passat Alltrack, ed ecclissa anche la SUV middle-size Q3. La piccola di Ingolstadt è finalmente disponibile anche in versione 5 porte, che incontrerà il favore di tutte quelle persone che cercano una segmento B premium, ma non vogliono rinunciare alla comodità delle portiere posteriori. In effetti, dando un'occhiata alla concorrenza, la A1 è l'unica ad offrire questo plus, per lo meno fino all'uscita della Alfa Romeo Mito a 5 porte, attesa per il 2013. Per il resto c'è poco da dire, le caratteristiche tecniche sono le medesime della versione a 3 porte, anche la lunghezza è invariata. L'unica modifica di rilevo è il diverso andamento della linea del padiglione posteriore, peraltro difficilmente percepibile ad occhio nudo, volto a dare un po' più di spazio alle teste di chi siede dietro. I prezzi si confermano al top del segmento, partendo da circa 18.000€. Sempre che non ci si faccia prendere la mano dagli optional; l'esemplare che vedete in foto è prezzato infatti sui 39.000€...BRUUUM!!!
Il listino ufficiale per l'Italia:

Audi A1 Sportback 1.2 TFSI (86CV) Attraction: 17.830€
Audi A1 Sportback 1.2 TFSI (86CV) Ambition: 19.280€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI (122CV) Attraction: 20.730€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI (122CV) Ambition: 21.980€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI S-Tronic (122CV) Attraction: 22.480€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI S-Tronic (122CV) Ambition: 23.730€
Audi A1 Sportback 1.4 TFSI S-Tronic (185CV) Ambition: 27.380€

Audi A1 Sportback 1.6 TDI (90CV) Attraction: 19.830€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI (90CV) Ambition: 21.280€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI S-Tronic (90CV) Attraction: 21.580€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI S-Tronic (90CV) Ambition: 21.580€ 
Audi A1 Sportback 1.6 TDI (105CV) Attraction: 21.630€
Audi A1 Sportback 1.6 TDI (105CV) Ambition: 22.880€

mercoledì 7 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Ford ST



A Dearborn sono convinti che il prodotto faccia la differenza; allo stesso tempo non dimenticano i clienti più dinamici. Ford è un brand molto apprezzato in Italia, l' ultima versione della Fiesta è sempre sul podio delle classifiche di vendita del suo segmento e la Focus è un evergreen.Ma Ford non vuol dire solo buona qualità costruttiva e design accattivante a prezzi convenienti, vuole anche dire ottime auto sportive derivate dalla grande serie. Ecco quindi, al Motor Show di Bologna, la gamma ST (Sport Technology) al gran completo, in cui si conciliano le prestazioni e la sfruttabilità a 360 gradi. L'entry-level è la Fiesta, dotata del 1.6 EcoBoost da 180CV e 240Nm di coppia che, coadiuvato dal cambio manuale a 6 marce dovrebbe garantire 220km/h di punta massima e 7 secondi scarsi nello 0-100 km/h. Tutto ciò con emissioni contenute entro i 140g/km. Salendo di segmento ecco la Focus, disponibile con carrozzeria a 5 porte e, grande novità, anche station wagon. In questo caso il propulsore è il 2.0 litri EcoBoost da 250CV e 360Nm di coppia, servito da un cambio manuale a 6 marce. Le prestazioni non sono ancora state dichiarate, ma viste le premesse si possono dormire sonni...veloci. Non resta che aspettare la commercializzazione di queste vetture, per saggiarne le doti stradali; intanto è giusto fare un applauso a Ford per non aver dimenticato tutti quegli appassionati della guida che non possono permettersi un' auto per tutti i giorni e una per il weekend. BRUUUM!!!

lunedì 5 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Volkswagen Up!


Debutta anche in Italia la Volkswagen Up!, la citycar con cui il marchio di Wolfsburg vuole dare l'assalto al segmento A, quello della Fiat Panda per intenderci. I piani espansionistici del Gruppo VW sono noti e per diventare, nei prossimi anni, i primi produttori di auto al mondo, è necessario presidiare ogni fascia di mercato. Ecco quindi la sostituta della poco rimpianta Fox, che esce mestamente di produzione. La Up! va a posizionarsi all'ingresso della gamma VW, al di sotto della Polo anche se i prezzi non sono poi tanto più bassi. La Up! è infatti disponibile in due versioni, "take up!" e "high up!", prezzate rispettivamente 10.600€ e 12.600€. Il prezzo della versione base è però puramente virtuale, perché per avere aria condizionata, chiusura centralizzata, sedile del guidatore regolabile in altezza e - udite udite - clacson bitonale! bisogna sborsare altri 1000€. Vi interessano poi il posacenere, quattro miseri altoparlanti da venti watt e una lussuosissima ruota di scorta? Bene, sganciate altri 161€. È evidente che, con questi prezzi, la Up! vuole porsi al vertice della categoria; del resto il marchio che porta sul cofano glielo consente. Restano però due perplessità. Un design complessivo lontano anni luce dai concetti di bellezza e proporzione, e delle mancanze sconvolgenti nell'allestimento interno. Non sono previste bocchette di aerazione al centro della plancia, non è presente il comando dell' alzavetro del passeggero dalla parte del guidatore e i sedili ribaltabili non sono dotati di memoria, il che vuol dire che tutte le volte che vorrete appoggiare un sacchetto sulla panchetta posteriore dovrete poi regolare longitudinalmente il sedile. Non è un po' scomodo? BRUUUM!!!

domenica 4 dicembre 2011

Speciale Motor Show 2011: Renault Twingo RS



Nello stand Renault della kermesse bolognese fa bella mostra di sé la rinnovata Twingo RS. La piccola francese che consente l'accesso alla gamma Renault Sport cambia solo nell'estetica. Il propulsore è sempre l'aspirato da 1.6 litri e 133CV, abbinato a un cambio a 5 marce. A dir la verità il nuovo design risulta un po' pasticciato, colmo di elementi poco concordi tra loro. Sembra quasi che i nuovi stilemi del marchio, che vedremo presto sui prossimi modelli, siano stati aggiunti in maniera forzata ad una linea che risultava simpatica e gradevole. D'accordo che il family feeling è importante, ma il design complessivo non dovrebbe rimetterci.    Al Motor Show di Bologna c'è anche una versione aggiornata in alcuni dettagli della Laguna Coupè, che è anche disponibile nell'area prova con un percorso appositamente studiato per saggiare le qualità delle quattro ruote sterzanti. In effetti la presenza del marchio Renault nelle aree prova è di tutto rispetto; è infatti disponibile parte della gamma elettrica, Twizy, Fluence Z.E. e Kangoo Z.E., e la gamma RS al completo (ad eccezione della Twingo) per le prove dinamiche della frenata di emergenza e del controllo del sovrasterzo. BRUUUM!!!