La Seat Leon Sportstourer rappresenta una categoria di auto che, prima dell'invasione di SUV e crossover, era la preferita di chi aveva bisogno di tanto spazio e di fare molti chilometri, senza spendere un capitale. Le station wagon compatte per molti anni sono state vere best-seller sul mercato europeo: vetture derivate dalle corrispondenti berline, che però offrivano una volumetria interna assai maggiore. La categoria non è ancora in via di estinzione, visto che sul mercato italiano sono rimasti una dozzina di modelli, per la maggior parte appartenenti a marchi generalisti. La Leon Sportstourer è l'ultima novità arrivata in ordine di tempo, poco dopo la cugina Skoda Octavia che è lievemente più voluminosa. A breve arriverà anche la Golf station wagon a completare l'offerta del Gruppo Volkswagen nel segmento, e rispetto alla spagnola avrà praticamente le stesse misure ma un approccio più classico, da Golf, appunto. Questo perché le tre auto hanno caratteri ben distinti e la Leon è quella che punta di più sul dinamismo, sia a livello di estetica che di prestazioni. La gamma è molto estesa, partendo dai 90 CV della 1.0 TSI a benzina e arrivando ai 204 CV della plug-in hybrid, con in mezzo anche le motorizzazioni a metano e Diesel. Abbiamo provato quest'ultima, con il 2.0 TDI da 150 CV (c'è anche da 115 CV), il cambio DSG e l'allestimento sportivo FR. Con questa evoluzione, il 4 cilindri a gasolio ha quasi raggiunto la perfezione in termini di guidabilità, mentre per quanto riguarda le emissioni può contare su tecnologie come il twin dosing, ovvero un doppio sistema di iniezione dell'additivo AdBlue, che viene iniettato a monte dei due catalizzatori SCR disposti in serie. Con questo sistema di post-trattamento dei gas di scarico i famigerati ossidi di azoto vengono drasticamente abbattuti. Continua su La Stampa
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