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lunedì 11 ottobre 2021
Testarossa by Officine Fioravanti, il restomod ispirato agli anni Ottanta
Quella dei restomod è una tendenza dilagante degli ultimi anni. Il concetto del restauro non conservativo, bensì migliorativo delle prestazioni ma salvaguardando l'originalità del progetto, fa sempre più breccia tra gli appassionati. L'unico limite è che solitamente bisogna essere facoltosi e la Testarossa sviluppata da Officine Fioravanti non fa eccezione, visto che il suo prezzo di listino partirà da poco meno di mezzo milione di euro, al netto delle personalizzazioni. Questo perché le Officine Fioravanti si propongono di soddisfare qualsiasi desiderio da parte del cliente, sempre che non voglia “arrogarsi il diritto di cambiar radicalmente aspetto esteriore e stravolgere le peculiarità tecniche originarie” della vettura donatrice. Osservando le immagini della bianca Testarossa si capisce subito che non è questo il caso. L'estetica è quella iconica della supercar dalle forme squadrate simbolo degli anni Ottanta. Le Officine Fioravanti hanno lavorato su una versione della prima serie della Ferrari Testarossa, quella presentata al Salone di Parigi nel 1984 con lo specchietto singolo e i cerchi monodado. Così la purezza delle linee create da Pininfarina è stata salvaguardata e rinfrescata in alcuni piccoli dettagli, mentre per quanto riguarda il piacere di guida è stata utilizzata la tecnologia più avanzata oggi disponibile sul mercato. La parola d'ordine, in ogni caso, è una sola: analogico. E, sempre a proposito di coerenza, siccome negli anni Ottanta la fibra di carbonio non si era ancora diffusa, a bordo non ce n'è traccia. Il reparto sospensioni, invece, è stato notevolmente affinato: gli ammortizzatori Ohlins regolabili elettronicamente sono stati sviluppati su misura e all'anteriore includono il sollevatore per alzare il muso della Testarossa di 7 cm. Continua su La Stampa
martedì 25 settembre 2018
Lancia Delta Futurista, il ritorno del mito (per pochi)
Quando nel 1995 le ultime Lancia Delta Integrale sono uscite dalla linea di montaggio si è chiusa definitivamente un’epoca e la Deltona è entrata immediatamente nell’empireo delle auto più leggendarie di sempre. La produzione era di fatto già terminata nel 1993, ma la fame di Delta era così tanta che venne approntata un’ultima serie speciale; 173 esemplari per una Dealer’s Collection che ha fatto fare affari d’oro alle concessionarie Lancia. Poi la fine, l’oblio e una mai sopita speranza che a Torino tornassero sui propri passi, ridando nuova vita alla Integrale. E invece nulla di fatto. La Delta seconda serie era così distante dalla prima che persino la terza degli anni Duemila aveva più senso, pur non avendo nulla in comune con la mitica “Evo”. Un progetto così perfetto che è durato quasi venti anni, considerando che la prima Delta è nata nel 1979, e che ha spadroneggiato per quasi un decennio nel mondiale rally. Continua su GQ
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