Non me ne voglia Vasco Rossi per questa citazione spuria di una delle sue canzoni più belle, ma non trovo miglior modo di definirmi quando, in ambito automobilistico, si paragonano la modernità e il passato. Il “circus” della Formula 1 ha appena lasciato il Principato di Monaco, dopo aver dato spettacolo come ogni anno. Il circuito di Montecarlo è famoso in tutto il mondo per le sue peculiarità: è infatti un tracciato cittadino, ovvero ricavato sulle strade di tutti i giorni che vengono chiuse al traffico per l’occasione. Queste particolari piste temporanee sono più diffuse di quanto non si creda, sia in Europa che oltreoceano, ma il fascino del circuito monegasco è inarrivabile. L’esclusività e la bellezza del luogo, la vicinanza del mare e le monoposto che passano accanto al porto pieno di barche da sogno, la presenza di tantissimi V.I.P. e della Famiglia Reale ne fanno l’appuntamento motoristico più glamour della stagione. Allo stesso tempo l’alto tasso tecnico richiesto dal tracciato, pone di diritto ogni vincitore nell’olimpo dei migliori piloti. Non a caso, se osserviamo la top five dei corridori che qui hanno vinto di più, troviamo mostri sacri come Prost, Schumacher, Graham Hill, Moss, Stewart e Ayrton Senna. Ed è proprio il compianto e campione brasiliano a detenere il record di vittorie, ben sei!
Il GP di Monaco è uno dei più antichi, la prima edizione risale al 1929. Sulle strade del Principato si sono sfidati tutti i piloti più forti di sempre, scrivendo pagine indelebili nella storia dell’automobilismo. Se pensiamo all’evoluzione delle auto da corsa ci rendiamo subito conto che i driver dell’anteguerra erano dei veri e propri eroi, alle prese con vetture instabili e potentissime, senza dotazione di sicurezza alcuna. Ma ogni onore va riconosciuto anche ai piloti degli anni 60 e 70, veri e propri artisti della guida conservativa, vista la scarsa durata dei freni dell’epoca (e le potenze sempre più alte). Tuttavia il mio cuore sportivo sarà sempre proprietà esclusiva di quella generazione di “domatori” che ha infiammato le piste di tutto il mondo negli anni 80 e nei primi 90. Ragazzi con i nervi d’acciaio e una sensibilità di guida infinita, veri e propri “manici” che portavano al limite monoposto da oltre 1000CV, caratterizzate da una aerodinamica grezza, dal cambio manuale e del tutto prive di controlli elettronici. Le emozioni erano garantite!
A guardare la F1 di oggi, costretta a continui cambi di regolamento e a trucchetti da videogioco (kers e ali mobili) per ritrovare quella spettacolarità andata perduta negli anni delle esasperazioni aerodinamiche ed elettroniche, viene un po’ di malinconia. E a guardare i camera car di Vettel e Alonso, che governano l’auto con pochi movimenti delle braccia, viene un po’ di nostaglia… Come fare per farsela passare? Eh…non è semplice, però, magari, questo video scalderà il cuore di voi tutti, veri appassionati di auto e di piloti. BRUUUM!